Cantautore, cabarettista, presentatore, autore televisivo e radiofonico, attore cinematografico e teatrale, compositore, Toni Santagata, è stato un uomo di spettacolo a tutto tondo.

Nel 1959 è uno dei protagonisti dell’Embassy, uno dei simboli della dolce vita romana. Canta le sue canzoni in Italiano, da lui scritte, ma anche quelle in lingua dialettale, tra cui “Quant’è bello lu primm’ammore”, “La Zita”, “Li strascenete” e tante altre, ritenute però poco commerciali dai discografici.

Nel frattempo è uno dei fondatori storici del FolkStudio nei primissimi anni sessanta. Gli bastano pochi giorni per conquistare il pubblico della Capitale. Anche se qualche piccolo incidente di percorso con il pubblico di ragazzi rockettari, poco disponibili a sedersi per ascoltare un cabarettista venuto da un altro pianeta, c’è stato: al Piper di Roma, la prima sera fu contestato, ma successivamente scritturato da Bornigia per trenta repliche con il tutto esaurito.

La vera svolta, però, avviene nel 1964, quando con la Sunset Record pubblica il primo disco, un 45 giri con “Stornelli pugliesi (Quant’è bello lu primm’ammore)” come retro del singolo “Miezz’a la piazza”, canzoni di Toni Santagata versi e musica, non depositate, all’epoca, volutamente alla SIAE, ma pubblicate come D.R. (Diritti Riservati).

Oltre al Folkstudio, Toni porta un suo personale contributo a locali storici locali, quali Bagaglino a Roma e il Derby Club di Milano.

Al Derby vince il “Bullone d’oro” quale primo premio al Miglior cabarettista dell’anno 1970, con un record di 230 recital consecutivi nello stesso locale e dove gli veniva richiesta una esibizione di oltre un’ora di spettacolo quale “protagonista assoluto” su un palcoscenico.

Nel locale c’era un giovanissimo Diego Abatantuono come tecnico del suono e delle luci, e nella stessa serata si alternavano artisti del calibro di Cochi e Renato, Paolo Villaggio, Enzo lannacci, gli ex-Gufi Patruno e Svampa, Gianni Magni, Gianfranco Funari, I Gatti di Vicolo Miracoli, Bruno Lauzi, Felice Andreasi, Lino Toffolo, Walter Valdi, insieme a “star” internazionali come Amalia Rodriguez, senza contare i “giovani” Teo Teocoli, Boris Makaresco, Enrico Beruschi, Massimo Boldi (che in origine era il batterista), il già citato Diego Abatantuono, tutti cari colleghi stimatissimi e rimasti nel cuore di Toni Santagata.

Nel 1972 Ezio Radaelli lo scrittura per una serata di gala al teatro Bobino di Parigi, dove lo avevano voluto quale vedette di uno spettacolo in cui partecipavano i più consacrati artisti italiani del momento, da Claudio Villa a Iva Zanicchi, da Albano e Romina a Mino Reitano, dai Vianello a Mirna Doris.