Ho conosciuto Tony durante la preparazione del nostro film "Il Testimone dello Sposo", avendolo chiamato in ufficio mentre si allenava con la nazionale di calcio dei cantanti. Volevamo un autentico pugliese, cinematograficamente inedito, per interpretare il ruolo di un ricco produttore di calzature che veniva al matrimonio di sua nipote, interpretata da Ines Sastre, mentre Diego Abatantuono era l’atteso protagonista innamorato della star spagnola.
Si meravigliò enormemente della proposta, sembrava che non ci credesse, poi lentamente cominciò ad interagire con Pupi; con me era meno timido forse perché non mi portavo dietro l’aura del regista famoso.
Nei pressi di Bologna nella bellissima Villa Neri, passammo non poche settimane assieme: oltre a lui naturalmente e a Pupi c’erano il resto del cast e tutta la troupe. Avendo capito senza troppo sforzo gli aspetti tecnici del suo lavoro, essendo pur sempre un artista, divenne velocemente la mia spalla, ma poi fui io a divenire la sua spalla nella facilità di sparare battute a volte molto divertenti a volte per niente, che comunque a noi due piacevano tanto. Questo teatrino avveniva più che altro durante il trasferimento mattutino sul comodissimo pullman che ci portava dall’albergo al set, poichè gli unici ai quali era concesso un’auto personale, erano Diego e Ines.
Siamo poi diventati veri amici Tony e io, anche dopo avere terminato il film ci vedevamo spesso a cena a Roma con Carlo delle Piane, purtroppo per poco tempo con Nick Novecento, con Luca Verdone e con altri amici. Queste serate erano piene di ‘cazzate’, ma erano periodi in cui si potevano ancora dire, non c’era il politically correct, non c’era la criminalizzazione del maschilista. Insomma c’erano gli amici, quelli veri come Tony.
Aprile 2024
Quando mi viene richiesto di rammentare il rapporto di amicizia e di lavoro con Toni Santagata, la prima immagine che mi appare è quella di un set cinematografico pugliese: l’interno, una camera da letto di quella che è la grande masseria di uno dei, miei film prediletti, quella di Torre Canne in provincia di Fasano.
Sono passati diversi anni da allora tuttavia ne ho nitido il ricordo, in pratica ho davanti a me e alla troupe, e soprattutto all’implacabile obiettivo della macchina da presa due esordienti, cantanti entrambi celebri seppur in contesti diversi, ma attori cinematografici della prima ora: Katia Ricciarelli e Toni Santagata. Lei interpreta il ruolo di una vedova che nei tempi difficili della seconda guerra mondiale, ha raggiunto il sud, la casa del cognato, illudendosi di poter trovare cibo e accoglienza, lui, Tony per l’appunto, il classico sciupafemmine, attratto dalla carnalità seducente della donna. Si tratta insomma di girare una scena d’amore fra i due, molto molto poco spirituale, ma fatta di baci veri, palpeggianti. Insomma quel perdersi uno nell’altra che va oltre ogni regola.
Spiego loro la scena rendendomi conto di aver creato in entrambi un autentico panico. Tuttavia annuiscono, pur guardandosi con un minimo di diffidenza, ben lontani da quella complicità, da quel deliquio che cerco.
“Non proviamo...” dico, “giriamo direttamente“ e do l’azione.
Non credo, pur nella mia lunga vita di regista di aver assistito a una scena (la sola di sesso nell’intero copione) così improbabile.
Sia Katia che soprattutto Tony si limitò a mettere le sue mani sulle spalle di lei, cosa che lei a sua volta replicò.
“Baciatevi!” urlavo. Tony si protese baciandole una guancia.
Malgrado avessero entrambi letto il copione non ci fu verso di andare oltre. Ci provò Antonio a darmi una mano isolandosi con loro, rassicurandomi che avevano capito. Tornarono con uno sguardo nuovo.
Ci provai una seconda volta e quindi una terza, per poi arrendermi. Quella scena sarebbe stata cassata dal film.
Tony tuttavia nella Seconda Notte di Nozze, ha un suo ruolo come lo ebbe in alcuni film successivi. Perché rammentarlo allora per una sequenza di cui non si ha traccia? Perché in quel giorno remoto io scoprii il suo grande pudore, la sua timidezza (aveva affrontato migliaia di spettatori in mezzo mondo) quel senso del sacro, del misterioso, del personale che riservava all’atto amoroso. Un aspetto bellissimo e segreto della sua esuberante personalità. Fu per quel suo riserbo, per quella sua ritrosia, per quella sua indisponibilità che diventammo amici. Per sempre.
Aprile 2024
Sono di Sant'Agata di Puglia.
Come avrete capito,
il paese ha preso il nome da me!"
Così lo sentii cominciare la sua esibizione, la prima a cui assistevo.
Non ricordo dove.
E nemmeno quando.
Fu, molto tempo fa, all'inizio degli anni Settanta.
Mi ci aveva portato Pompeo De Angelis – scrittore, giornalista, disegnatore (sua la copertina di "Questo piccolo grande amore") e cento altri mestieri – che stava mettendo su il progetto televisivo Speciale Tre Milioni, un giro per località periferiche con uso di canzoni e riflessioni sui grandi temi della vita.
Uno di questi posti sarebbe stato Sant'Agata, un borgo arrampicato verso il cielo, di duemila anime, paese natale di Toni, il cui vero cognome era Morese.
D'altronde, oltre alla sua grande produzione folk e ad alcune ispirate canzoni in italiano, a Toni piaceva variare, giocare, ironizzare. Rammento ancora una parodia di "Oh When the Saints go marching in" che diventò "Te si magnat li strascenete cu li cime de repe".
Il capolavoro, però, era "Old man river" che Toni trasformò ne "Il vecchio Ofanto".
Non so se sia mai stata registrata.
Dopo i giorni passati a Sant'Agata, c'incontrammo solo altre due o tre volte.
Mi chiedeva sempre di usare una mia bella chitarra, che m'invidiavano tutti.
E io gliela prestavo volentieri. Ora vorrei prestare altri ricordi ma tutto quel che resta siamo noi, chi neanche ventenne, chi non tanti di più, ad aspettare un successo – che sarebbe giunto poco dopo – scrutando la notte di quel paese arrampicato verso il cielo.
Ottobre 2024
Il 5 dicembre 2021, giorno della scomparsa di Toni, a voluto ricordare in diretta a Domenica In il loro primo incontro “tra pugliesi” in un locale di Roma da cui poi è nata una collaborazione in uno sketch che è diventato un pezzo cult di cabaret.
Banfi: Posso dire una cosa che mi fa piacere dirlo a me, io l’ho saputo solo due ore fa, che non c’è più Toni Santagata. E noi lo vogliamo salutare bene. (APPLAUSI)
Venier: sì perché era un amico.
Banfi: Molto amico. Io a differenza di altri che quando ricordano una persona che poi è scomparsa si va a finire nel pianto, vi faccio sorridere perché vi racconto come ci conoscemmo bene io e Toni. Era il 1968, lui lavorava già al Puff di Lando Fiorini, io lavoravo all’Ambra Jovinelli, facevo l’Avanspettacolo, mi vennero a vedere Leone Mancini, che era regista sia televisivo che anche teatrale, con Lando Fiorini, gli piacque quello che facevo io, mi dissero: “Vuoi fare cabaret? Così rimani a Roma, non ti sposti più…”. Era quello che sognavo io, Rosanna aveva 5 anni con le treccine… E andaì lì.
Lando Fiorini mi disse: ”Senti! Tu farai le tue cose, Toni canterà le sue con la chitarra, però siete pugliesi tutti e due, fate una cosa insieme…”. “Che cosa facciamo?”. Ci guardammo e dicemmo nel dialetto nostro: “Ce facem?” (“Che facciamo?”). Nel frattempo la filodiffusione del Puff, pomeriggio, mandava in onda le canzoni, sottofondo. E c’era una canzone di Franco I e Franco IV che si chiamava “Ho scritto T’amo sulla sabbia…”. Appena sentiì questa dissi: “Toni! Amm’a feie quess…” E lui fa: “Sì! Francesco I e Francesco IV”, “No, diciamo Ciccillo I e Ciccillo IV, è più comico… S’ho scritto t’eme sop’ la reina de lu mere”. E tu fai : ”ffuuuuhhh, ffuuuuhhh." “E che è?” “E’ l’onda de lu mere”. E così andammo avanti. Facemmo questo numero, ebbe un successo incredibile. Ogni sera ce lo chiedeva il pubblico.
Quindi… Ciao Toni! Non dico altro.”
5 dicembre 2021
A parlare di Toni uno potrebbe diventare banale, ovvio, ma che dire Toni è, come tutti sanno, un personaggio unico nel suo genere, uno che, ha fatto storia con il suo modo di cantare e gestire la sua vita, uno che ha lasciato un segno con il suo modo di raccontare e descrivere il suo mondo.
Con Toni ho vissuto anni quando giocavamo a pallone e credevamo nella possibilità di fare qualcosa di positivo per gli altri e di aiutar qualcuno che aveva bisogno. Toni era una persona eccezionale, un grande professionista, buono d'animo. Ci teneva ad essere sempre presente, era sempre in prima linea quando si trattava di fare qualcosa di utile per gli altri. Non tutti ci credevano come lui.
Io gli volevo veramente bene, si scherzava, si litigava anche, ma poi si faceva pace perché ci volevamo bene e c'erano cose belle che ci legavano.
Io non vorrei aggiungere altro per non diventare banale.
Giugno 2024
Con Toni ci siamo conosciuti nel 1970 in occasione di una sessione di registrazione in studio. Mi avevano chiamato per registrare la batteria per un artista che in quel periodo si stava distinguendo come autore, come cantate e come cabarettista. Era proprio Toni, reduce da un grande successo con più di 200 repliche al Derby Club di Milano, tempio del cabaret nazionale.
Ricordo che il turno di registrazione era pianificato per le 9 di sera presso gli studi della Fonit Cetra di Milano in Via Meda. Già dalle prime sensazioni, poi sempre costantemente confermate, ebbi l’impressione di avere di fronte una bellissima persona, dolcissima, sincera e umile. Insomma, come si suol dire, con “poca cazzimma…”. E fu subito feeling. Entrammo in simbiosi collaborando professionalmente senza problemi e sviluppando un’amicizia che poi è proseguita ininterrotta sino a oggi. Da quella volta, ad ogni suo passaggio per Milano, ci incontravamo, cenavamo assieme e poi via al Capolinea di Via Ludovico il Moro per la jam session.
Sono onorato di aver lavorato per Toni a tanti suoi dischi come batterista e d’altro canto anche lui non ha perso occasione per ricambiare la collaborazione. Verso la fine degli anni ‘70 ricordo che mi fece chiamare dalla comunità dei pugliesi a Torino, dove teneva un concerto e dove io poi suonai con un mio gruppo. Mi fece molto piacere, fu l’occasione per stare ancora qualche ora assieme.
Ricordo ancora che ci siamo trovati alle Olimpiadi degli artisti sulla Neve. Ricordo il divertimento assieme nelle giornate di gare e giochi sulla neve e nelle serate dopo cena facendo spettacoli per tutti noi.
Nel 1972 mi trovavo in trasferta da Milano per dei concerti al Music-Inn di Roma, famoso e storico jazz club italiano, con un ensemble all-star di grandi musicisti. C’era Gianni Basso al sax tenore, Angel Pocho Gatti al pianoforte, Dodo Goya al contrabbasso oltre a me alla batteria. Durante una delle serate, mentre suonavo, vidi entrare nel locale Toni Santagata. Era venuto per salutarmi ed ascoltare un po’ di buona musica. Alla fine del secondo set bevemmo assieme un buon drink e ci mettemmo a chiacchierare. Dopo qualche riflessione ad un certo punto Toni se ne uscì con un “Tullio, così come siete, volete venire domani alla Sonic Record? Devo registrare la sigla per la trasmissione Chiamate Roma 3131 del giornalista Paolo Cavallina…”. Dopo un veloce, ricambiato, cenno di intesa con gli altri ci buttammo in questa attività, nata completamente per caso. Così mi ritrovai ancora una volta a registrare per Toni. E che registrazione… Il brano era “Incontriamoci a Rimini”, titolo emblematico, ma io e te carissimo Toni ci siamo incontrati nella musica. E tanto è rimasto indelebile.
Toni forever.
Maggio 2024
Per noi di Stile italiano Toni Santagata è stato un grande amico, il primo artista a credere in questa trasmissione, che ha ormai raggiunto i dodici anni. con interviste a centinaia di cantanti che hanno fatto la storia della canzone italiana e di voci che hanno fatto la storia della radio italiana.
Ricordo che proprio a Toni Santagata fu assegnata la prima edizione del Premio Stile italiano (oggi Premio Gigi Vesigna).
Per questa ragione abbiamo deciso di replicare su Radio Free Live una delle interviste che Toni Santagata ci concesse.
Vi terremo comunque sempre informati sulle iniziative per ricordare un grande artista, un grande uomo, un grande amico.
Cosa mi lega alla figura di Toni?
Be, innanzitutto, come tutti i suoi ammiratori, anch'io mi sono lasciato conquistare dalla bellezza delle sue canzoni, dai suoi testi, e soprattutto, dal suo modo di fare cabaret e donare tanta allegria magari a chi ne aveva soprattutto bisogno in quel momento.
Sono nato in Svizzera nel 1971, da genitori pugliesi della provincia di Foggia, e già questo è un particolare importante che mi accomuna a Toni, cioè l'origine per la stessa terra pugliese, tanto che a lui lo definivo, in modo confidenziale, un mio secondo parente aggiuntivo.
Quando Toni arrivò all'apice del successo dal 1974 in poi, io vivevo in piano la mia infanzia in Svizzera e la musica era già nel mio sangue come passione,tanto da accostarmi subito alla preferenza delle canzoni italiane di quegli anni, e le canzoni di Toni in quella terra, che era davvero considerata una terra straniera in tutti i sensi, per i miei genitori e zii pugliesi che vivevano li, erano l'unico filo che li tenevano uniti alla loro terra come emigranti, e quindi le famose musicassette che allora si ascoltavano molto in automobile o le canzoni italiane che anche le radio tedesche trasmettevano, hanno accompagnato molti momenti belli trascorsi in famiglia in Svizzera.
Col passare degli anni poi, e una volta da giovane ritornato a vivere in Italia, ho continuato a seguire la vita artistica di Toni, coltivando soprattutto il desiderio di conoscerlo un giorno di persona.
Finalmente, dopo il 2000, una volta diventato religioso a tutti gli effetti con la mia professione dei voti proprio a Roma dove vivevo in una nostra parrocchia, il Signore ha voluto ascoltare ed esaudire questo mio grande desiderio mettendomi in contatto diretto con Toni.
Da allora, oltre che un bravo artista, ho scoperto un vero amico e un autentico uomo di fede cristiana attraverso il suo fare musica e il suo esempio di vita.
Da quando ci siamo conosciuti abbiamo parlato moltissimo e di tutto, sia della sua vita artistica ma soprattutto della sua vita cristiana, confrontandoci molto sui temi della fede, sulla figura di S. Francesco e di P. Pio della quale lui aveva una devozione particolare.
Nono voglio dilungarmi sulle tante cose che ho in mente di Toni, ma l'aspetto importante che tengo a sottolineare e, che spesso veniva fuori nei nostri discorsi, è stato il grande valore alla Famiglia Cristiana che lui ha saputo trasmettere come esempio di Uomo, Cristiano, marito, padre attraverso una vita matrimoniale fedele per oltre cinquant'anni con sua moglie Vanna, che poi Dio ha benedetto con l'arrivo del loro unico figlio Francesco, che purtroppo poi Dio ha chiamato a se prima di Toni l'anno precedente.
Questo per me è di un grande esempio per molti artisti di ieri e di oggi soprattutto, i quali, spesso si lasciano trasportare da una condotta morale scristianizzata, e dove le tentazioni sono sempre in agguato; Toni invece è stato davvero un modello di vita e di testimonianza cristiana in mezzo alla gente che ha incontrato in tutto il mondo, sostenuto davvero da una fede solida che lui ha saputo coltivare e trasmettere.
Grazie Toni per essere comparso anche nella mia vita, anche se troppo poco, ma se Dio ha voluto così vuol dire che in paradiso c'era bisogno di uno che facesse un sano cabaret per portare un po' di allegria, a presto e prega per tutti noi.
Giugno 2024
Toni Santagata non era solo un grande artista cantante comunicatore autore era soprattutto il Suo sorriso umile e accogliente. Era un sorriso spirituale e leggermente malinconico, tipico dei grandi trascinatori! Tony era anche un intellettuale popolare che sapeva distinguere le persone semplici e sincere dagli sbruffoni e dai palloni gonfiati. Nel suo cognome c’è santità e non è un caso perchè Toni era profondamente spirituale obbligandoti ad esserlo anche tu.
Ci mancano i Tony ci mancano le persone simpatiche e gentili… che amano il duro lavoro di bottega: Santagata era un Artigiano della Cultura Popolare.
Maggio 2024
Con Toni Santagata ho fatto decine di serate sin dai miei esordi ma anche dopo il mio arrivo in TV. Ricordo sempre con affetto un uomo semplice vero affabile così come sua moglie e tutta la famiglia e un artista generoso dotato di capacità musicali e canore fuori dal comune ma soprattutto popolarissimo e amatissimo dal grande pubblico in Italia e nel mondo.
Non dimenticherò mai i suoi preziosi consigli e il suo sguardo così certamente fiducioso nelle mie capacità e della carriera che avrei intrapreso e proseguito.
Maggio 2024
Fino al 1976 Toni Santagata era quel simpatico cantante pugliese che aveva vinto da poco Canzonissima nella categoria Folk e, a proposito di folk, avevo intravisto anni prima in quella autentica fucina di cantanti, chitarristi e cantautori che era stato a Roma il Folk studio. Magari a qualcuno poteva venire in mente che il Folk studio stava a Via Garibaldi e che proprio con una canzone con questo titolo Tony aveva vinto il premio per il miglior testo a un Festival di Sanremo.
Poi, nel 1976, è diventato un caro amico col quale si è immediatamente stabilito un legame fatto di idee, vedute, considerazioni comuni. Una specie di assonanze e consonanze, di armonie e di accordi tanto per usare un linguaggio musicale.
Un giorno di quell’anno venne a cercarmi a Via Teulada negli uffici della. Redazione Sportiva del TG 2 che si era appena formata dopo la Riforma della Rai e dell’informazione radio- televisiva. Con un registratorino mi fece sentire una canzone che aveva appena composto. Era “Squadra grande”. Lo portai subito da quel grande personaggio che era Maurizio Barendson, capo redattore di tutto lo sport della Rai di quell’anno, uomo di cultura, sensibilità e intuito che accettò subito il mio parere di farne la sigla di una delle nostre rubriche calcistiche che stavamo allestendo per l’imminente stagione. La prescelta fu “Gol Flash” che andava in onda nel pomeriggio della domenica con tutti i gol della giornata. Era l’epoca in cui tutte le partite si giocavano tutte insieme secondo un rito domenicale colto in pieno e sintetizzato da quel “ragù della domenica con l’odore di basilico” mentre “lo stadio sta aspettando e già rullano i tamburi”. Era l’epoca in cui la radiolina accesa trasmetteva la partita… e poi più tardi si sentiva il commento in tv… e, infine, si aspettava la moviola per sapere se c’era il rigore. Era un’epoca per sempre immortalata da “Squadra grande”.
In seguito “Squadra grande” divenne anche il titolo di uno spettacolo che Tony portò in giro nei teatri italiani. Sabato 17 maggio 1980 era in programma al Teatro Nuovo di Torino e per una fortuita coincidenza quel giorno ero a Torino al seguito del Giro d’Italia dove la tappa era stata vinta in volata da Beppe Saronni.
Ma in quel sabato così ricco di coincidenze si disputava anche alle 17:30, all’Olimpico di Roma la finale di Coppa Italia fra la Roma e il Torino. Feci, quindi, in tempo a fare la telecronaca della tappa, andare in albergo, vedere la partita con l’emozionante epilogo ai rigori che diede alla Roma la terza Coppa della sua storia e precipitarmi al teatro da Tony che ad un certo punto mi chiamò sul palco dove con un po’ di faccia tosta ma con un inatteso e sportivissimo applauso del pubblico torinese festeggiammo la Roma cantando Squadra grande e agitando palloncini gialli e rossi. La magnetica simpatia e l’allegria che sapeva trasmettere Tony aveva fatto il miracolo di superare quelle barriere di tifo che oggi appaiono invalicabili e incattivite.
Nel frattempo dopo quella di “Gol flash” era arrivata anche la sigla delle nostre trasmissioni del Giro d’Italia, “Passa la corsa”, alla quale Tony mi fece simpaticamente partecipare alla stesura del testo. Ma, soprattutto, cominciò un lungo ed intenso periodo di frequentazioni, anche al di là del fatto professionale, allargate alle famiglie. Si era, comunque, sviluppato, un sodalizio forte e importante perché era un periodo in cui la nostra Redazione era protagonista e promotrice di eventi in cui si mescolavano sport e spettacolo. Non a caso lo stesso Barendson creò l’Altra domenica che conduceva lui stesso con Renzo Arbore. Le occasioni si moltiplicavano, dal Bravo legato ad Eurogol al Top 11 e a tanti altri programmi ed eventi in cui erano protagonisti i massimi campioni dello sport e i più affermati cantanti. Autentiche “cattedrali” del mondo dello spettacolo come il Salone delle feste del Casinò di Sanremo, la Ca’ del liscio di Ravenna, il Teatro Verdi di Montecatini e ancora palazzi dello Sport e grandi piazze di tutta Italia furono per parecchi anni le mete abituali di serate, premiazioni, esibizioni, trasmissioni. Si andava sempre con la macchina di Tony che non concepiva nessun altro mezzo di trasporto al di fuori della sua auto, guidata da lui. Una volta per un contrattempo logistico dell’ultima ora dovemmo andare con la mia: per lui fu una sofferenza, ma anche per me che ero abituato, attraverso le centinaia di migliaia di chilometri al seguito di Giri e corse ciclistiche, più ad essere guidato che non a guidare. Non c’erano distanze o orari che lo fermavano. Al massimo poteva rallentarci la nebbia come quella dopo Assergi che trovavamo spesso tornando dall’Adriatico sull’Autostrada per l’Aquila. Tante ore di viaggio e tante ore di chiacchierate su quello che dovevamo fare e poi su come era andata. Ma tante considerazioni su altre cose e la constatazione di una visione comune che si è prolungata anche quando la stagione dei viaggi si è diradata perché le cose cambiavano anche nelle nostre professioni. Cambiamenti che, in qualche modo, avevamo previsto e anticipato: la conferma che certe analisi e certi giudizi erano giusti.
Una sola volta l’ho deluso quando a un cenone di Capodanno a casa sua dissi che non mi piacevano le orecchiette con le cime di rapa. Più che altro rimase stupito che ci potesse essere qualcuno a cui non piacevano le orecchiette! Mi dispiacque anche per Vanna che, pur essendo milanese, aveva imparato a cucinare pugliese alla grande. Poi, per fortuna, lo spettacolo dei fuochi d’artificio che si godeva da quella meravigliosa terrazza, distrasse l’attenzione dal mio imperdonabile “peccato”.
Era incredibile la capacità di aggregazione che avevano Tony e la sua chitarra: gli bastava un attimo, un accordo musicale, un accenno di ritornello e si creava un’atmosfera di allegra partecipazione dovunque si stesse e chiunque ci fosse. È rimasta memorabile una serata che diventò una nottata e, quasi, una mattinata, al Ristorante Gli Alberi di Carraia di Calenzano dove ci si fermò, di ritorno proprio da Montecatini, invitati dal proprietario Remo Becheroni, per una tavolata che si allargò a giornalisti, sportivi, direttori, e chissà quanti altri calamitati da quella chitarra che diventò quasi un karaoke. Ancora oggi sulle pareti di quel ristorante campeggiano le foto che ricordano quel momento. Ce ne furono tanti di quei momenti che fu bello vivere insieme a Tony, e che oggi possiamo solo rimpiangere.
Aprile 2024
A lui si deve l’intuizione artistica di riproporre nel suo dialetto pezzi italiani, sortendo un effetto ironico e divertente. Canzoni a parte la stessa allegria e generosità la metteva anche nel campo di calcio, tipico centravanti di posizione, nel senso che stava fermo in quella posizione e non si muoveva di un passo, però quando gli arrivava la palla la buttava in rete! Lo ricordo come persona piacevole, disponibile, sempre gentile ed educata. Doti di uomini d’altri tempi.
Ottobre 2024
Testimonianza nel giorno della sua scomparsa.
Ci sono uomini ai quali si deve così tanto che, non essendo semplice restituire ciò che si è ricevuto, si preferisce dimenticarli. Ero un ragazzino quando lo vidi in televisione cantare orgoglioso la lingua della sua terra, così orgoglioso da cambiare il suo cognome, Morese, con quello del paese dov’era nato, Santagata. Per la Puglia era una novità assoluta, una presa di coraggio; nessuno prima di lui aveva scelto le nostre origini come linguaggio perché voleva dire rompere un tabù assoluto. Allora, per gli artisti pugliesi, era più conveniente arruolarsi in culture popolari già consacrate, come quella siciliana o napoletana. Lui no; era pugliese e pugliese cantava. Per fortuna in quegli anni, la sinistra italiana non era classista ed elitaria come oggi, ma aveva a cuore quel decentramento culturale e popolare che permise la crescita di tante realtà d’immenso livello artistico come la grandissima opera di Roberto De Simone. Anche i mezzi di comunicazione di massa non erano “milanocentrici” o “romanocentrici” come oggi, ma cercavano di salvaguardare tutte le culture popolari nazionali; nacque così l’idea della “Canzonissima Folk”, una gara di canzoni nei dialetti d’ogni regione italiana, e a vincere quell’edizione fu proprio lui, il nostro Toni Santagata. Quella vittoria sdoganò la Puglia e ci permise finalmente di emergere. Io devo moltissimo a quest’uomo, mi ha insegnato a non accettare d’essere colonizzato da linguaggi altrui, a raccontare il mio quartiere come luogo alla pari di qualsiasi metropoli del mondo, a narrare la vita delle persone della mia terra con pari dignità d’altri luoghi.
Oggi la Puglia è finalmente luogo-mondo, ma tutto è cominciato da quel ragazzo che cantava di spose alla prima notte di nozze e mariti ubriachi, personaggi e scene del suo piccolo paese. Da molto tempo pensavo a rendergli omaggio, così due anni fa decisi di andare a girare il mio film proprio nel suo meraviglioso paese, Sant’Agata di Puglia. Una piccola dedica a un grande pugliese.
5 dicembre 2021
Ho avuto più volte il piacere di incontrare l’amico Toni Santagata. Fin dai nostri primi incontri, allo storico locale di Milano il Derby, abbiamo subito legato per la nostra simpatica diversità! Io Milanese, lui Pugliese. Credo che tanti personaggi dello spettacolo, divenuti poi famosi abbiano, mosso i loro prime recitals in quel locale di grande successo. Ovviamente poi ognuno di noi ha iniziato la propria carriera in altre situazione e manifestazioni varie. A volte ci si incontrava anche alla Carosello, casa discografica milanese, ci si faceva sentire le nostre canzoni scambiandoci i giudizi. Era molto bello questo mondo che purtroppo non esiste più!
L’ultima volta che ho incontrato Tony è stato quando fu ospite del programma “Oggi è un altro giorno” e mi ricordo che abbiamo cantato con lui tutti i suoi indimenticabili successi, che rimarranno nel tempo in ricordo di un grande artista e un grande amico.
Aprile 2024
Ricordare Tony per me è facile; è stato un grande amico, conosciuto alla Nazionale Calcio Attori che Lui amava tanto, ma anche un grande collega con il quale ho avuto l'onore di condividere il palcoscenico varie volte.
È stato la colonna portante e la memoria storica della Nazionale Calcio Attori e sul palcoscenico un grande Maestro. Tra le varie cose ricordo il magnifico musical dedicato a Padre Pio messo in scena sul palco dell'Auditorium della Sala Paolo VI in Vaticano. Tanti importantissimi Artisti da Lui coinvolti per questo lavoro che ancora oggi risulta essere tra i più visti e programmati. Io, giovane fraticello, partecipai grazie a Lui a questo importante evento. Ma prima di ogni cosa valgono il suo Cuore, la sua Anima. Amico, Uomo, leale, generoso, sempre presente.
Maggio 2024
La prima cosa che mi viene in mente è la sua grande umanità, il suo grande senso dell’amicizia e della generosità.
Ci trovavamo la mattina all’alba uscendo dal Derby Club di Milano in via Monte Rosa 84, ci guardavamo e ci dicevamo "Beh, un altro girono è passato, il sole sta sorgendo… ciao Toni!", "Ciao Umberto, arrivederci a domani!".
Quando Toni Sant’Agata doveva esibirsi prima di noi noi eravamo preoccupatissimi perché egli era capace di catalizzare tutta l’attenzione del pubblico con la sua vis comica, aveva una comicità oserei dire – usando un linguaggio attuale – nazional popolare. Faceva l’imitazione di "Je Taime Moi Non Plus" e la gente impazziva, rideva fino alle lacrime.
Noi dietro alle quinte eravamo terrorizzati e dicevamo “Oddio adesso noi andiamo a fare Michelino, la canzone del burattino rimasto solo“… invece poi andava bene… però diciamo se avessimo dovuto considerare il punto di vista positivo devo direi che alla fine Toni ci tirava la volata quando lavorava prima di noi.
Comunque era una delle colonne portanti del Derby Club di quegli anni e questo sicuramente gli va riconosciuto.
Poi ci siamo persi un po’ di vista ma spesso ci vedevamo durante le partite di calcio di cui egli era un fanatico presenzialista: partecipava a tutte le partite di calcio di artisti, artisti tv, artisti di cinema e quant’altro. Era veramente molto molto legato a questo discorso sportivo. E penso che mi meravigliavo molto quando lo vedevo giocare anche in età matura anche quasi fino a 80 anni se non erro. Spesso giocava con il mio amico Oppini quindi erano anche compagni di squadra oltre che sodali.
Voglio dire era un personaggio che veramente si faceva voler bene ed era amato da tutti e poi soprattutto è stato uno di quelli che hanno fatto conoscere l’umorismo della Puglia. Era un pugliese doc.
“A lu balcone mio ci so' li rrose,
a la fenesta toia li corne appese.
Quant'è bello lu primm'ammore,
lu secondo è cchiù bello ancor.”
Questa era una canzone che abbiamo cantato mille volte anche quando lui non c’era. Per cui Toni ti ricordo con grande affetto e ancora mi ricorderò sempre quando io e te uscivamo all’alba in via Monte Rosa 84 fuori dal Derby e guardandoci ci dicevamo "Beh, sta sorgendo il sole! ciao Toni" "Ciao Umberto, arrivederci a domani!"
Beh adesso ti voglio salutare ancora: CIAO TONI!
Maggio 2024
Era il lontano 1970, io debuttato in televisione con un programma che si chiamava "I Tiribitanti " gli sconosciuti che si fanno avanti. Facevo parte di questo gruppo happening di Genova (mia città natale). C'erano molte matricole (Leo Valeriano, Emi Eco, Raf Luca) e un solo professionista già affermato, Toni Santagata che avrebbe avuto tutto il diritto di sentirsi ad un livello superiore rispetto a noi e invece no.
Mi colpi da subito la sua grande umanità e poi il suo incoraggiamento.
Successivamente quando c'incontravamo mi diceva: "ho fatto bene ad incoraggiarti".
Io vorrei ricordarlo soprattutto per il fuori scena, a parte i suoi successi sul palcoscenico.
A me è rimasto impresso "Sant'Antonio a Lu deserto si magnava li maccheroni“.
Grazie Toni anche per questo.
Maggio 2024
Caro amico,
scusami se ti disturbo, immagino che in questo momento sarai impegnato a intrattenere tutti i tuoi amici, e tutte le persone a te care, su in Paradiso, facendoli divertire, facendoli emozionare, facendoli cantare le tue bellissime canzoni che qui in terra hanno affascinato generazioni intere, fino alla fine dei tuoi giorni, e oltre! Questo grazie alla tua grande maestria, la tua grande passione, al tuo amore verso l'arte, al tuo amore verso gli altri, al tuo amore verso la tua meravigliosa famiglia.
Scusami se ti disturbo quindi, ma volevo dirti che ti voglio bene, e quando ti penso, guardo i tuoi occhi e l'energia positiva che hai sempre trasmesso nella vita, con il tuo Cantore, con il tuo Candore, con il tuo folklore! Grande Tony, ho ben a cuore i tanti momenti vissuti insieme in quei fantastici viaggi con la nazionale attori, dove ci deliziavi con le tue meravigliose canzoni, Una per tutte, per me, Lena, mia cara Lena, che ha sempre ricordato ed evocato la mia amata sorella Maddalena, che sicuramente sarà tra i tuoi fans in paradiso, e poi "Squadra grande" quante volte l'abbiamo cantata come inno della nostra associazione, e poi le meravigliose partite di calcio, la tua voglia di esserci sempre e di fare gol, e di non mollare mai! non mollare mai amico mio, vigila sempre sulla tua famiglia, e continua a divertirti e a divertire gli amici che in questo momento stai intrattenendo!
Sei sempre stato avanti, hai fatto un percorso di vita umana e professionale straordinario,
Ti voglio bene, con tutto il ❤️
Salutami Francesco, l'amore e il dolore più grande della tua vita e quello di Vanna, quello della moglie, e dei suoi figli, gli hai trasmesso sempre i valori fondamentali, come educazione e rispetto, e quel ragazzo ne era pieno❣️🙏
Ti abbraccio
Aprile 2024
Scrivere di un amico che non c’è più è imbarazzante. Sembra un tema tipo” elenca le virtù di…” sottintendendo che i difetti vanno omessi.
Sbagliato. Tony aveva difetti come è giusto che sia, se no come avrebbe potuto conoscere l’umanità tanto bene da sapere come far sorridere tutti e arrabbiare nessuno?
Ho sempre pensato (e spesso scritto) che l’amicizia non si misura in anni, ma è un flash che in un attimo crea qualcosa di infinito.
Io ero un vice-direttore qualunque di Rai Internazionale, lui un dio degli stadi canori e un appassionato di quelli calcistici. Entro nello studio della Giostra dei gol, un programma non gestito da me, ma in cui i colleghi mi invitavano a presentare i nuovi programmi della mia struttura. E, soprattutto, a chiacchierare.
Mi si avvicina una faccia conosciuta, e mi dice “Lo so, tu tifi per il Sassuolo: non ci crederai, un po’ anche io!”. Poi inizia la sigla, la sua travolgente sigla, Squadra grande, squadra mia: di calcio so poco, ma capii subito che il ragazzo davanti a me era un genio dell’abbraccio fra avversari, era il sorriso che vince contro il grugno, qualcosa di irresistibile.
Iniziammo a chiacchierare come vecchi amici che sapevano tutto l’uno dell’altro. Io conoscevo il personaggio, lui sapeva a malapena chi ero, ma mi diceva cose che facevano pensare a un’intesa di vecchia data.
Ci vedevamo sempre più spesso in redazione e alla Giostra di cui diventai ospite fisso, e dove andavo ancora più volentieri dopo averlo conosciuto. E poi, spesso, a casa mia, dove da tempo organizzavo un paio di volte al mese quello che gli amici battezzarono Spoto’s day, serate con musicisti straordinari.
Negli anni si esibirono decine e decine di virtuosi: jazzisti, cantanti lirici, cantautori, pianisti e chitarristi classici, violoncellisti, batteristi, flautisti, talenti sconosciuti e volti noti di tutti i generi musicali, persino tre danzatrici del ventre. Ognuno degli ospiti prediligeva un genere, ma Tony era il collante della serata, piaceva a tutti, da due a centocinquant’anni, e anche i neonati sorridevano sognando quanto sarebbe stato bello il loro primm ammore.
Un artista come lui oggi sarebbe definito poliedrico, completo, con tante litanie come quella dei trecentosessanta gradi, ma a lui bastavano i gradi che copriva, perché era vero e non gli interessava invadere campi altrui. Non confondeva mai l’essere famoso con l’essere un Tony universale.
Perché il primo a divertirsi era lui: chi si esibisce deve divertirsi per primo, se no al pubblico non arriva nulla. Se il cantante non trasmette la propria voglia autentica di sorridere, se non vive le emozioni della sua canzone ogni volta che la interpreta, il contagio non c’è: per questo ci vuole un istrione che recita quello che sente, un personaggio che, nel suo caso, cambiava ogni volta, a seconda della platea, delle facce degli ascoltatori, i quali gli ispiravano sempre qualcosa che rendeva unica ogni esibizione.
Tentava di dire “l’ultima, poi smetto, lascio il palco a qualcun altro”. Ma subito qualcuno reclamava la Zita, una signora voleva qualcosa di impegnato, e lui la guardava e sussurrava “Vieni cara, siediti vicino”, raccontando storie antiche di contadini, fiori e fatica.
Nemmeno quando gli amici se ne vanno la musica è finita: alle tre di notte la chitarra capisce di non poter squillare, e si accontenta di essere un tappeto educato delle ultime carezze per gli ultimi irriducibili, sussurri per paura di disturbare. Infine, le chiacchiere della notte, quelle più vere. Si raccontano le storie dell’anima, e l’atmosfera è magica.
Tony riempiva interi stadi di calcio, decine di migliaia di persone, ora rimaste sole. Come noi, che ascoltiamo “Lu Maritiello”. Ma quando lui annuncia di voler coprir la tua bocca non abbiamo più il piacere di vedere la sua faccia sorniona che aspetta il nostro controcanto “di cosa?”. Per poterci rispondere “di baci, di baci, di baci”.
Come quelli che noi, suoi orfani, gli mandiamo spesso con il pensiero, nella speranza che, come Castagneto Carducci e Arquà Petrarca, ci sia un giorno Santagata Morese.
Sotto la cui insegna andremo tutti a farci il selfie più bello nella nostra vita.
Aprile 2024
Volevo molto bene a Tony perché era una persona corretta e tenace. Gran lavoratore e grande artista, pazzamente innamorato di te (Vanna Isola) ed era soprattutto simpatico. Ci siamo incrociati sul lavoro diverse volte e abbiamo fatto insieme anche una breve tournée teatrale dopo una Canzonissima nella quale trionfó nella sezione folk mentre io arrivai terzo in quella pop.
Lo ricordo con affetto e grande stima.
Maggio 2024